fInsieme per ruzira ONLUS

Una Chiamata - Lettera del Presidente "Insieme Per Ruzira ONLUS"

In vita mia ho sempre desiderato andare in Africa!

Non tanto per aiutare, quanto per vincere l’estrema lotta con me stesso: sfidare una situazione di estrema povertà e di minaccia per la mia vita, sia di origine salutista, sia di origine violenta. Una sfida simile a quella altrettanto estrema di andare nello spazio. Una sfida che è vanità e orgoglio. Non dedizione!

Nel mese di marzo 2018, ancora vagamente pungolato da questa voglia di sfidare me stesso, faccio il grande passo: rinuncio nel mio cuore una volta per tutte a questa sfida. Resto a casa o comunque negli ambiti del mondo occidentale. Anche perché l’età avanza e sento a 53 anni le forze indebolirsi. Capisco che è una sfida che non avrei più la forza fisica e morale di reggere. E trovo finalmente pace! … almeno su questo punto!


La domenica di Pasqua del 2018 (1 aprile) vado alla messa delle 11 in parrocchia a Petriolo, nelle Marche, il paese dove sono nato. Al termine entro in sacrestia (dove ho passato l'infanzia e l'adolescenza, la vecchia sacrestia con la finestra a precipizio sulla piazza cinquecentesca) per salutare don Samuel. Ecco un personaggio decisivo!

Don Samuel ha due caratteristiche che mi hanno colpito: è burundese e di pelle nera eppur il parroco del mio paese (il mio paese!); pur sempre io interessato e curioso dell'intero scibile terracqueo, nega di svelarmi l'etnia di appartenenza, se Hutu o Tutsi.

Due anni prima, poco dopo il suo insediamento in parrocchia, viene a pranzo a casa mia e parla a me e mia sorella, che vive a Washington DC, della necessità di un acquedotto per la scuola che ha frequentato da bambino. Mia sorella promette di attivarsi presso le sue amicizie americane. In questi due anni però non arrivano buone notizie da oltreoceano.

Il giorno di Pasqua del 2018, nella famosa e cara sacrestia, chiedo a don Samuel a che punto è la possibilità di realizzazione dell'acquedotto per la scuola in Burundi. Lui mi risponde che è tutto fermo e mi chiede: “Perché non vieni a vedere”?


Tutta la vita mi passa davanti! ...compresa la decisione fatta un mese prima. Divento tachicardico ... impacciato ... esito con un “ma...ma...ma ...” ma era chiaro che quella era una chiamata!

Il Primo Viaggio

A fine maggio mi arriva dalla ASL questa e-mail con suggerimenti molto chiari da parte della Farnesina:

Sicurezza
Indicazioni generali, ordine pubblico, criminalità
Si sconsigliano viaggi a qualsiasi titolo nel Paese.

La permanente crisi politica che sta attraversando il Paese sta portando ad una radicalizzazione delle posizioni delle parti in causa, con grave pregiudizio per le condizioni di sicurezza. La situazione è suscettibile di acuirsi a seguito del referendum costituzionale dello scorso 17 maggio. La criminalità è diffusa, anche in ragione delle persistenti difficoltà economiche cui è sottoposta la popolazione. Sussistono pericoli derivanti dalla presenza di bande armate.

Questa informazione costituirà fino al quarto giorno di permanenza in Burundi una condizione di ansia perpetua con la quale ho dovuto lottare giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto.
Inizio un pellegrinaggio telefonico, e non solo, presso tutti coloro che potessero darmi informazioni sul Burundi.
Il dilemma: perché sento la chiamata a questo viaggio e allo stesso tempo ho un avvertimento così perentorio?
Sento Burundesi che abitano in Italia e Italiani che sono stati in Burundi, anche molto di recente, ma nessuno dipinge per gli Europei sul posto una situazione così drammatica, se non forse nella parte nord-occidentale del Paese, nelle province di Cibitoke, Bubanza e Kayanza; in queste zone è presente una foresta che lancia il suo braccio settentrionale fin in Rwanda e soprattutto in queste zone si trovano le miniere di coltan (contrazione per columbo-tantalite). Il coltan è un minerale molto prezioso che viene estratto anche nella regione del lago Kivu del Congo e della parte occidentale di Rwanda e Uganda. In questa zona al confine (labile per la presenza di foreste) di quattro stati, il commercio semilegale del minerale arma bande paramilitari. Il coltan è uno dei più importanti semiconduttori usati per il funzionamento dei telefoni cellulari.

Noi andremo soprattutto a sud, nella provincia di Bururi. Con le dovute cautele siamo pronti al viaggio verso le zone rurali del paese, dicono, più povero e infelice del mondo. Ma, ripeto, l’ansia, accompagnata da crisi facilitate dall’afa estiva padana, dall’abbandonare le consolidate abitudini come il pisolino pomeridiano, da qualche lieve effetto collaterale delle circa 15 vaccinazioni e dal fatto che persone che amo tanto da preferire morire io al loro posto, come mia moglie e mio figlio, siano con me, non mi lascerà più, fino al quarto giorno di permanenza in Burundi.

Il primo giorno arriviamo a Bujumbura, la capitale e conosciamo la famiglia di don Samuel; il secondo giriamo per Bujumbura e nel pomeriggio affrontiamo i 1000 m di dislivello tra il lago e l’altipiano e arriviamo sull’altipiano a quota 1800 m slm, nell’Africa rurale. Il terzo giorno arriviamo presso la scuola di Ruzira, il motivo per cui abbiamo fatto questo viaggio.

In loco abbiamo visto quali erano le reali necessità, non solo l’acquedotto, ma anche altre cose. Mancano aule, manca l’acqua corrente e manca l’energia elettrica, che per una scuola dove si fa informatica senza aver mai visto un computer (avevamo portato con noi 2 computer portatili) è un ossimoro. Anche l’entusiasmo dei ragazzi era volto verso l’attività sportiva (abbiamo portato palloni e divise) e l’informatica; ma devo ammettere che anche la distribuzione di caramelle è stata entusiasmante per chi non ha nulla.


Il nostro viaggio è continuato. Il quarto giorno siamo stati a Buta, questo luogo che mi ha fatto comprendere che in quei territori sta nascendo una nuova civiltà che l’Europa sta perdendo. Abbiamo visto altri luoghi e siamo stati anche in Rwanda, a Kigali, al mausoleo del genocidio del 1994 e a Kibeho, il famoso luogo delle apparizioni mariane del 1981, 13 anni prima del genocidio. Siamo tornati in Italia dopo 10 giorni.


Il fatto di essere stati in quella scuola e aver visto e aver sentito quali erano le reali esigenze ci ha impedito di fare un progetto che fosse una cattedrale nel deserto, come non di rado capita in quei luoghi. Di conseguenza nei mesi successivi, grazie anche all’aiuto del mio amico commercialista Fulvio, abbiamo fondato una ONLUS che abbiamo chiamato “Insieme per Ruzira”, con un progetto ben chiaro articolato in 3 ambiti: 1) costruire un acquedotto di 4 Km; 2) costruire 6 nuove aule; 3) dotare la scuola di pannelli solari sufficienti per tutte le necessità che di persona abbiamo osservato.

Nel mese di maggio 2019 abbiamo edito a nostre spese un libro del nostro primo viaggio, il quale è stato presentato sia in Lombardia che nelle Marche. Infatti, ci sembrava opportuno far conoscere i dettagli del viaggio e lo stupore che ci ha accompagnato nello scoprire, in mezzo a una povertà immensa, l’embrione di una nuova civiltà.

Insieme per ruzira ONLUS
Insieme per ruzira ONLUS
Insieme per ruzira ONLUS

Il Secondo Viaggio

Con maggiore dimestichezza, abbiamo fatto un secondo viaggio nell’estate del 2019, sempre io e Paola, vicepresidente della ONLUS, ma senza Davide, a Londra per studio, sempre sotto la guida di don Samuel Irakoze e con altri amici di Pavia: Annamaria Romano, pneumologa, Carlo Pellegrini, cardiochirurgo e sua moglie Cova Emanuela, biologa, insieme a due delle loro figlie: Benedetta di 15 anni e Anna di 13 anni.

In questa occasione abbiamo già inaugurato le prime 3 aule che un ingegnere burundese di 33 anni ha fatto costruire, il nostro amico Celestin.

Anche dopo questo viaggio sono nate nuove idee riguardo progetti che la ONLUS potrebbe portare avanti: di tipo sportivo e di tipo sanitario. Infatti, appena possibile, faremo un nuovo viaggio per mettere a punto progetti realistici su un paio di ospedali e sulla costruzione di un centro sportivo, sul modello di Athletic Pavia; un sogno che stiamo coltivando è riuscire a impiantare la vite e costruire un laboratorio per la produzione del vino, che in Burundi non esiste.

Dietro mia e non solo sollecitazione, Davide, che si occupa di sceneggiatura e regia, ha girato un breve video di 4 min e 38 sec sulla storia di Buta, intervistando 3 protagonisti, 2 sopravvissuti e don Samuel in settembre 2019, dopo il secondo viaggio. Il video è stato mandato al concorso del festival del documentario di Harembee a Lisbona nella sezione giovani (Davide ha 25 anni) e ha sorprendentemente vinto il primo premio.

L’intenzione di questo video era lanciare un messaggio di stima verso il Burundi e i burundesi, i quali sono capaci di gesti altamente ideali come quello di Buta, da cui noi europei siamo ammirati. Tutto ciò soprattutto in vista delle elezioni politiche del 20 maggio 2020, un momento molto pericoloso per il Burundi: basti pensare che nel 2015 si risolsero in un colpo di stato con la morte di oltre 2000 persone e la fuga di 250.000 profughi. Ho comunque notato nei 2 viaggi che la gente è stanca di queste faide etniche e che oramai la contrapposizione Hutu-Tutsi esiste più per fini politici che per reale contrapposizione sul terreno. Per cui volevamo far arrivare dall’esterno un messaggio di stima e ammirazione, ma allo stesso tempo un invito a prendere consapevolezza della loro capacità ideale, rara nel resto del mondo.

La vittoria di questo video ha avuto poi una conseguenza inimmaginabile!

Tra il 13 e il 17 febbraio 2020 siamo stati invitati a presentare la storia di Buta e dei 40 martiri della fraternità per la prima volta al mondo, a New York (USA), nel contesto del “New York Encounter”.

Tra i protagonisti di questo nuovo viaggio c’era anche Padre Zaccaria Bukuru, attualmente monaco benedettino presso il monastero da lui fondato a Buta e rettore della scuola-seminario ai tempi dell’eccidio del 30 arile 1997, fondamentalmente l’autore di quel modello educativo che ha portato i ragazzi a quel gesto che sta fondando una nuova civiltà in Burundi.

Dopo la nostra partenza, Padre Zaccaria è stato trattenuto a lungo in USA, tra Boston e Washington, poiché la gente lo invitava a sentire la sua testimonianza, anche a casa propria. Ma l’evento che mi ha più colpito è stato il fatto che sia stato invitato a parlare ad una radio americana rivolta a Rwandesi e Burundesi che si trovano in esilio o in patria. Pertanto, ha potuto raccontare la storia di Buta a decine di milioni di persone, Burundesi e Rwandesi, in Kirundi. Il nostro folle progetto si era realizzato!

Insieme per ruzira ONLUS
Insieme per ruzira ONLUS
Insieme per ruzira ONLUS

Insieme Per Ruzira ONLUS

Insieme Per Ruzira ONLUS

Insieme per Ruzira ONLUS ha lo scopo di aiutare la scuola del villaggio di Ruzira, Comune di Matana, provincia di Bururi, in Burundi.

Link utili

  • Codice Fiscale: 96079060180

  • Partita IVA: 0000096079060180

  • IBAN: IT44L0306909606100000163689

  • Sede legale: Via Giacomo Franchi 10, 27100 PV

  • Mail: info@insiemeperruziraonlus.it

© 2020 All right reserved. Powered by Blu System

Privacy Policy

Cookie Policy